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Cosa dice la Costituzione Italiana sulla tutela dell'ambiente?

La tutela dell'ambiente entra in Costituzione - A2A

Una piccola rivoluzione ha interessato il nostro Paese, attraverso la modifica agli articoli 9 e 41 della Costituzione italiana. L’inserimento della tutela ambientale in Costituzione non è solo un atto simbolico, ma un provvedimento con un profondo impatto dal punto di vista normativo, poiché, con la riforma, è stata assegnata alla salvaguardia dell’ambiente una rilevanza costituzionale.

La riforma, approvata l’8 febbraio 2022 e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 44 del 22 febbraio 2022, ha iniziato il suo iter il 9 giugno 2021 con la prima deliberazione dal Senato. Si tratta di un cambiamento storico, in quanto l’Italia dispone oggi di una nuova visione di lungo termine che orienterà tutte le decisioni e le scelte politiche dei prossimi anni.

Secondo gli esperti, infatti, non bastavano i principi introdotti dalle sentenze della Corte Costituzionale, né le varie delibere della giurisprudenza italiana. La riforma costituzionale fornisce un parametro a cui tutte le azioni dello Stato e le leggi dovranno rapportarsi, offrendo uno strumento in più per la protezione dell’ambiente e delle risorse naturali.

L’iter della riforma: la tutela dell’ambiente in Costituzione

Trattandosi di una riforma costituzionale, affinché entri in vigore, occorre che sia approvata dalla Camera e dal Senato con due successive deliberazioni con un intervallo di almeno tre mesi tra le due votazioni.

La riforma è stata approvata:

  • in prima deliberazione dal Senato il 9 giugno 2021;
  • in prima deliberazione dalla Camera il 12 ottobre;
  • in seconda deliberazione dal Senato il 3 novembre
  • in seconda deliberazione dalla Camera l'8 febbraio 2022.

Le seconde deliberazioni, sia della Camera sia del Senato, sono avvenute con la maggioranza dei due terzi, in questo modo è stato possibile evitare di sottoporre la riforma a referendum. Prima della riforma, l’ambiente veniva espressamente nominato nella Costituzione solo nell’articolo 117, in cui veniva indicato come materia di competenza esclusiva statale.

Nella versione originale dell’articolo 9, invece, si faceva menzione della tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico. Un altro aspetto riguarda la tutela delle generazioni future. La Costituzione italiana, prima della riforma, non conteneva una norma che garantiva esplicitamente il principio di equità solidarietà intergenerazionale.

Quali sono gli articoli della Costituzione che tutelano l’ambiente modificati con la riforma?

La riforma ha modificato due articoli della Costituzione, l'articolo 9 e l’articolo 41. L’articolo 9 fa parte dei principi fondamentali della costituzione, originariamente composto da due commi. La riforma introduce un terzo comma, indicato di seguito in grassetto:

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”.

L’articolo 41 fa parte della sezione che tratta i "diritti e doveri dei cittadini”, precisamente nel titolo III, in cui si parla dei “rapporti economici”.  È costituito da tre commi, mentre la riforma ha aggiunto poche significative parole, qui riportate tra virgolette ed evidenziate in grassetto:

“L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno “alla salute, all’ambiente”, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all’ambiente. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali”.

Cosa dice la Costituzione Italiana sulla tutela dell’ambiente dopo la riforma

Con la riforma la tutela dell’ambiente non è più semplicemente legata al diritto alla salute dell’uomo (si veda il riferimento all’ambiente salubre nell’articolo 32), oppure al concetto di mero paesaggio (si veda l’articolo 9), ma acquisisce una rilevanza autonoma protetta in quanto tale.

La nuova versione dell’articolo 9 ha una portata più ampia, perché si riferisce all’ambiente, all’ecosistema, alla biodiversità. Grazie a questa riforma si passa quindi da un ambiente da proteggere perché strumento dell’uomo, all’ambiente considerato come valore primario costituzionalmente protetto.

Si tratta di una modifica essenziale per supportare costituzionalmente la transizione ecologica, ovvero l’adozione di un modello economico di sviluppo sostenibile incentrato sulla protezione delle risorse naturali per le generazioni presenti e quelle future. In questo modo, le decisioni politiche e l’attività privata dovranno necessariamente tenere conto di questa nuova concezione, adeguando le proprie strategie a questa evoluzione del diritto finalmente allineata a quella degli altri Paesi europei.  

La tutela ambientale in Costituzione: uno sguardo alle future generazioni

Con la riforma dell’articolo 9, la tutela dell’ambiente guarda alle future generazioni. Si tratta di una novità per la costituzione italiana, infatti, la parola “generazione” fa il suo ingresso nella carta costituzionale per la prima volta, per giunta proprio tra i principi fondamentali.

In particolare, la riforma introduce il concetto di responsabilità intergenerazionale, un aspetto che dovrà essere tenuto in conto nelle scelte che interessano lo sfruttamento delle risorse naturali. Ad esempio, le decisioni in merito a quali tecnologiche preferire dovranno considerare anche gli effetti sulle prossime generazioni, affinché le risorse attuali vengano preservate e rimangano accessibili anche in futuro.

Ambiente e Costituzione: cosa prevedono gli altri paesi?

Sono molti i paesi europei che prevedono norme costituzionali che tutelano l’ambiente, tra cui Finlandia, Belgio, Grecia, Portogallo, Spagna, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Francia. Sebbene la maggiore parte delle Costituzioni non prevedesse inizialmente menzioni alla tutela dell’ambiente, molti paesi hanno introdotto delle modifiche importanti negli ultimi anni.

La Francia, ad esempio, nel 2004 ha integrato nella Costituzione la Carta dell’Ambiente, in cui vengono definiti concetti fondamentali come:

  • Articolo 1Ogni individuo ha il diritto di vivere in un ambiente equilibrato e favorevole alla sua salute”.
  • Articolo 2Ogni individuo ha il dovere di partecipare alla tutela e al miglioramento dell’ambiente”.
  • Articolo 6Le politiche pubbliche devono farsi promotrici dello sviluppo sostenibile”.

A tal scopo, queste considerano alla stessa stregua, la tutela e la valorizzazione dell’ambiente, lo sviluppo economico e il progresso sociale.

Inoltre, l'articolo 37 della Carta di Nizza, ossia la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, si occupa della tutela dell’ambiente stabilendo che:

"Un livello elevato di tutela dell'ambiente e il miglioramento della sua qualità devono essere integrati nelle politiche dell'Unione e garantiti conformemente al principio dello sviluppo sostenibile".

Anche l’articolo 191 del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea (TFUE) definisce la politica comunitaria in ambito ambientale, individuando gli obiettivi da raggiungere.

La tutela dell’ambiente nella nostra Costituzione: gli effetti della riforma

Dopo la riforma, tutte le nuove leggi che saranno promulgate in Italia dovranno essere valutate alla luce di questi nuovi principi costituzionali. Ciò vuol dire, da una parte che se esiste una legge contraria alla tutela dell’ambiente o alla biodiversità potrà essere portata davanti alla Corte Costituzionale, dall’altra che se non esiste una legge a favore di questi principi sarà possibile reclamare in modo formale affinché sia presentata in Parlamento.

Un altro aspetto importante introdotto dalla riforma riguarda i due nuovi limiti, aggiunti rispetto a quelli già esistenti, entro i quali può essere svolta l’iniziativa economica privata, ovvero l’attività delle imprese e dei cittadini. Essa, infatti, non deve recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, vincoli stringenti che direzioneranno inevitabilmente l’attività privata verso la sostenibilità.

I primi due limiti (salute e ambiente) vengono anteposti agli altri. Inoltre, la destinazione e il coordinamento dell'attività economica pubblica e privata avvengono, non solo per fini sociali, ma anche per fini ambientali. Certamente, questa riforma contribuirà a orientare meglio le iniziative legislative, economiche e sociali nell’ottica della sostenibilità ambientale, non più appena un’opzione ma un dovere costituzionale.

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