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Comunità energetiche: cosa sono, vantaggi e quali sono in Italia

Comunità energetiche: cosa sono? - A2A

L’energia rinnovabile è sempre più accessibile, ma per ottimizzarne lo sfruttamento il futuro sono le comunità energetiche. Si tratta di associazioni tra cittadini, aziende e pubbliche amministrazioni, in cui ogni membro è dotato di impianti condivisi per la produzione e l’autoconsumo di energie rinnovabili.

Grazie agli ultimi provvedimenti legislativi, anche l’Italia ha compiuto significativi passi avanti nel settore delle comunità energetiche rinnovabili, un modello innovativo di gestione dell’energia già ampiamente diffuso in Nord Europa. Ma cosa sono le comunità energetiche esattamente e come funzionano? Quante sono in Italia? Quali sono i vantaggi e le prospettive per questo modello di energy sharing?

Secondo stime dell’ENEA, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, entro il 2050 si stima che 264 milioni di cittadini dell’Unione Europea si uniranno al mercato dell’energia come prosumer, cioè utenti che allo stesso tempo sono produttori e consumatori di energia, generando fino al 45% dell’elettricità rinnovabile complessiva del sistema.

Che cos’è una comunità energetica rinnovabile

Le comunità energetiche rinnovabili sono associazioni costituite da pubbliche amministrazioni locali, aziende, esercizi commerciali e singoli cittadini. Questi utenti pubblici e privati si equipaggiano volontariamente di impianti per la produzione di energia sostenibile destinata all’autoconsumo, attraverso un modello basato sulla condivisione dell’elettricità prodotta.

In questo modo viene creato un sistema di scambio, in cui tutti gli utenti collegati possono condividere l’energia prodotta e non consumata con altri membri della comunità energetica. Si tratta di forme di autoproduzione, autoconsumo e condivisione dell’energia su base locale, finalizzate alla costruzione di sistemi virtuosi di generazione e gestione dell’energia per promuovere uno sviluppo sostenibile, collaborativo ed equo.

Come costruire una comunità energetica rinnovabile

Per formare una comunità energetica come prima cosa occorre costituire un'entità legale tra i soci della comunità, siano essi persone fisiche, imprese, o amministrazioni pubbliche locali.

In fase di costituzione dell’entità legale, va ricordato che la legge italiana stabilisce la possibilità di creare comunità che scambino energia al fine dell'autoconsumo collettivo, sia istantaneo sia differito, ma l'obiettivo della comunità non può essere il profitto, bensì fornire benefici ambientali, economici o sociali a tutta la comunità.

Una volta costituita l’entità legale bisogna individuare l’area dove installare l’impianto di produzione per l’energia elettrica, il quale dev’essere vicino ai consumatori. L’impianto con cui si produce l’energia elettrica non occorre che sia di proprietà della comunità, ma può anche essere messo a disposizione da uno dei membri o da un soggetto terzo esterno alla comunità.

La legge non indica quale fonte rinnovabile debba essere utilizzata, ad ogni modo le tecnologie più utilizzate sono fotovoltaico ed eolico, in quest’ultimo caso soprattutto micro e minieolico. Ogni partecipante alla comunità energetica deve installare un contatore intelligente, detto anche smart meter, per rilevare in tempo reale le informazioni relative alla produzione, all’autoconsumo, alla cessione e prelievo dalla rete dell’energia.

Come funzionano le comunità energetiche rinnovabili

Il funzionamento di una comunità energetica gira intorno alla smart grid, un’infrastruttura di rete connessa e intelligente alla quale sono collegati tutti i membri della comunità energetica rinnovabile. L’energia può essere prodotta da impianti collettivi o individuali: nel primo caso si tratta ad esempio di una centrale fotovoltaica finanziata da tutta la collettività; nel secondo invece di pannelli solari fotovoltaici installati nel tetto della propria abitazione.

In seguito ogni membro della comunità utilizza parte dell’energia prodotta attraverso l’autoconsumo, mentre la restante energia non consumata viene immessa nella rete e ceduta agli altri membri della comunità energetica. La smart grid può includere anche sistemi di accumulo, ovvero batterie per lo storage dell’energia elettrica prodotta ma non richiesta da nessun membro della comunità energetica rinnovabile.

La sicurezza della smart grid è affidata ad avanzate tecnologie digitali, le quali monitorano e controllano la produzione, l’utilizzo e lo scambio di energia tra gli utenti della comunità energetica. L’obiettivo è da un lato garantire i massimi standard di trasparenza e affidabilità, dall’altro promuovere lo scambio di informazioni con il gestore della rete locale.

La gestione economica delle comunità energetiche

Per quanto riguarda gli aspetti economici, ogni membro della comunità continua a pagare la bolletta al proprio fornitore di energia elettrica, ma riceve periodicamente dalla comunità un importo dovuto alla condivisione dei benefici economici derivanti sia dalla vendita dell’energia eccedente, sia dagli incentivi erogati dal Gestore Servizi Energetici (GSE), previsti dalla legge per l’energia condivisa.

In questo modo, dunque, è possibile ridurre il costo della bolletta energetica, grazie all’ottimizzazione dell’autoproduzione e dell’autoconsumo e agli accordi presi all’interno della stessa comunità energetica. La ripartizione tra i membri dei proventi derivanti dall’energia prodotta dipende dalle regole di ciascuna comunità, stabilite liberamente mediante la sottoscrizione di un contratto di diritto privato.

Comunità energetiche: le normative italiane

L’Italia, rispetto ad altri paesi europei, come Germania, Danimarca e Paesi Bassi, paga un ritardo sotto il profilo normativo. Oggi, però, per colmare questo gap gli ultimi governi hanno introdotto nuove normative ad hoc, infatti le comunità energetiche rinnovabili in Italia sono normate da:

  • articolo 42-bis del Decreto Milleproroghe 162/2019, convertito con la Legge n. 8/2020 del 28 febbraio 2020, attraverso cui sono state riconosciute le comunità energetiche rinnovabili;
  • relativi provvedimenti attuativi quali la delibera 318/2020/R/eel dell’ARERA e il DM 16 settembre 2020 del MiSE;
  • Lgs. 199/2021 che recepisce la Direttiva Europea RED II sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, con la quale l’Unione Europea riconosce valenza giuridica alle associazioni e introduce la figura del produttore/consumatore di energia (prosumer).

Gli impianti di produzione dell’energia elettrica da fonti rinnovabili devono avere una potenza complessiva non superiore a 1 MW, inoltre devono essere connessi alla rete elettrica attraverso la stessa cabina primaria dedicata a tutti i membri della comunità energetica.

Quante comunità energetiche ci sono in Italia?

Legambiente nel suo rapporto Comunità rinnovabili 2021 ha censito quali sono le comunità energetiche in Italia, individuando 20 comunità energetiche rinnovabili su tutto il territorio nazionale.

Nel nostro Paese ci sono esperienze diversissime. A Napoli, ad esempio, precisamente nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, è stata avviata la prima comunità energetica rinnovabile e solidale in Italia. Il progetto vede coinvolte 40 famiglie con disagi sociali che saranno inserite in un percorso di sensibilizzazione e di maggiore consapevolezza dei temi energetici.

Il porto di Savona è il primo tra i grandi porti italiani ad aver concretizzato un progetto dedicato all’autosufficienza energetica da fonti rinnovabili. Questa configurazione permetterebbe di alimentare da terra una grande nave passeggeri, in modo che una parte dell’energia consumata a bordo sia rinnovabile e prodotta a km 0.

Ad ogni modo, le comunità energetiche in Italia non puntano solo sul fotovoltaico. Ad esempio, la Comunità Energetica del Pinerolese usa un mix di fonti, tra cui il biogas generato dal trattamento dei rifiuti organici con cui producono energia termica ed energia elettrica. Quest’ultima è fornita anche da una centrale idroelettrica e un impianto fotovoltaico.

Che vantaggio hanno le comunità energetiche?

Le comunità energetiche rinnovabili garantiscono diversi e importanti vantaggi, offrendo benefici ambientali, sociali ed economici in linea con i principi di sviluppo sostenibile. In particolare, questo modello diminuisce le disuguaglianze sociali, riduce le emissioni di carbonio e permette di usufruire di condizioni economiche più competitive per coprire il proprio fabbisogno energetico.

Inoltre, le comunità energetiche consentono di aumentare la diffusione delle energie rinnovabili, promuovono lo sviluppo tecnologico e creano nuovi posti di lavoro nella cosiddetta green economy. Non mancano anche agevolazioni per le comunità energetiche rinnovabili, come l’incentivo tariffario di 110 euro/MWh per 20 anni per gli impianti di nuova costruzione con una potenza fino a 200 kW.

Una comunità energetica favorisce anche gli investimenti nell’efficienza e nel risparmio energetico, incentivando la cultura green e una maggiore responsabilità nella gestione dell’energia nella quotidianità. Senza dubbio si tratta di una forma giuridica destinata a diffondersi in tutto il territorio, soprattutto nelle zone più disagiate e arretrate, dove potranno sfruttare i benefici di un sistema di produzione, consumo e condivisione dell’energia completamente decentralizzato.

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