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Case green: cosa sono e cosa dice la direttiva UE

Case green - A2A

I nuovi edifici dovranno avere emissioni zero e gli edifici già esistenti dovranno migliorare l'efficienza energetica per ridurre il consumo di energia. Queste sono solo due delle novità previste della direttiva sulle case green, recentemente approvata dal Parlamento europeo e ora al vaglio del Consiglio. Vediamo cosa prevede nel dettaglio la nuova normativa nata per migliorare l’efficienza energetica degli edifici pubblici e privati. 

 

Il 12 marzo 2024 il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva sulle case green (Energy performance of building directive, Epbd), con l’obiettivo di ridurre il consumo energetico e le emissioni di gas ad effetto serra nel settore edilizio. La norma, che rientra nel pacchetto di riforme Fit for 55, deve ora ricevere l’approvazione formale del Consiglio europeo per poi essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale ed entrare in vigore. Il testo prevede nuovi obblighi per la classe energetica minima degli edifici negli Stati membri dell’Unione Europea, per incentivare gli interventi di efficientamento energetico volti alla diminuzione dell’impronta di carbonio delle abitazioni. Inoltre, la nuova direttiva europea sulle case green ha fissato il momento in cui sarà possibile costruire solo nuovi edifici a zero emissioni, compiendo un ulteriore passo in avanti per la riduzione della carbon footprint in ambito edilizio. 

L'obiettivo della direttiva sulle case green dell’UE 

Questa direttiva punta ad intervenire in modo prioritario sugli edifici più energivori: secondo i dati della Commissione Europea, l'85% degli edifici UE è stato costruito prima del 2000 e, tra questi, il 75% ha una scarsa prestazione energetica. Inoltre, gli edifici dell'Unione europea sono responsabili del 40% dei consumi energetici e di oltre un terzo delle emissioni di gas a effetto serra. L'obiettivo della direttiva, dunque, è riqualificare il patrimonio edilizio europeo, per ridurre le emissioni nocive e realizzare un parco immobiliare completamente decarbonizzato entro il 2050. 

 

Approvata con 370 voti favorevoli, 199 contrari e 56 astenuti, la direttiva UE sulle case green punta ad aumentare “il benessere di milioni di persone che vivono in Europa”. Come ha dichiarato il relatore ed eurodeputato Ciarán Cuffe, “questa legge contribuirà a ridurre le bollette energetiche e ad affrontare le cause profonde della povertà energetica; contrastando il 36% delle emissioni di CO2 dell'Europa, aggiunge un pilastro assolutamente essenziale al Green Deal europeo”. 

Che cosa si intende per case green 

Prima di vedere quali sono gli obblighi introdotti dalla direttiva UE, è importante capire cosa voglia dire case green e quali requisiti debba avere un’abitazione ecosostenibile. In particolare, si tratta di edifici con un basso fabbisogno energetico, ossia in grado di garantire un adeguato comfort interno a fronte di un consumo minimo di energia. Inoltre, la maggior parte del fabbisogno energetico di una casa green è soddisfatto da energia prodotta da fonti rinnovabili. Naturalmente, è possibile costruire un nuovo edificio green adottando subito una serie di accorgimenti per il risparmio energetico, oppure riqualificare un edificio esistente attraverso degli interventi di efficientamento energetico. L’obiettivo è offrire un benessere abitativo elevato con un impatto minimo sull’ambiente, ad esempio dotando l’immobile di un impianto fotovoltaico, un isolamento termico dell’involucro, un tetto verde o un sistema per il recupero dell’acqua piovana. 

Cosa dice la direttiva UE 

La normativa europea sulle case green impone, a partire dal 2030, di costruire esclusivamente edifici a emissioni zero. Per i nuovi edifici occupati o di proprietà delle autorità pubbliche, invece, questi target dovranno essere raggiunti già a partire dal 2028. In particolare: 

  • per gli edifici residenziali: i Paesi membri dovranno adottare misure per garantire una riduzione dell'energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035;
  • per gli edifici non residenziali: gli Stati membri dovranno ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi di prestazione energetica. 

Inoltre, entro il 2030 i Paesi membri dovranno garantire l'installazione progressiva di impianti solari negli edifici pubblici e non residenziali e in tutti i nuovi edifici residenziali e l’eliminazione graduale delle caldaie a combustibili fossili entro il 2040, con la cessazione dei sussidi per l’installazione di queste ultime a partire dal 1° gennaio 2025

Come vengono definiti gli standard di prestazione energetica

Per quanto riguarda le caratteristiche di efficienza energetica, i requisiti minimi di prestazione energetica degli edifici e degli elementi edilizi dovranno essere definiti dai singoli Stati, che hanno due anni di tempo per recepire le norme della Direttiva nei propri ordinamenti. Ogni Paese membro, infatti, è tenuto a comunicare un Piano nazionale di ristrutturazione (con una tabella di marcia e gli obiettivi da seguire), da approvare entro il 2026 e da aggiornare ogni cinque anni. 

Le esenzioni previste nella direttiva UE

Ovviamente esistono alcuni edifici esclusi dai nuovi obblighi di efficienza energetica, tra cui gli edifici agricoli e quelli storici. Gli Stati membri, inoltre, possono decidere di escludere anche gli edifici protetti per il particolare valore architettonico o storico, gli edifici temporanei, le chiese e i luoghi di culto. Come indicato nella Direttiva, però, gli Stati membri “dovrebbero stabilire criteri rigorosi per tali esenzioni al fine di evitare una quota sproporzionata di edifici non residenziali esentati” e “compensare gli edifici non residenziali esentati mediante miglioramenti equivalenti della prestazione energetica in altre parti del parco immobiliare non residenziale”.

Case green: un impegno per tutti, cittadini e Stati 

Nel testo della normativa, viene esplicitamente indicato che i Paesi membri devono garantire un adeguato sostegno finanziario, mettendo a disposizione degli strumenti efficaci per supportare i cittadini nel miglioramento della classe energetica degli edifici residenziali. Compete ai singoli Stati, dunque, individuare e sostenere i settori sociali più vulnerabili, nonché le famiglie esposte a costi energetici elevati e prive dei mezzi per ristrutturare l'edificio che occupano, prevedendo nei piani nazionali dei sistemi di sostegno per facilitare l'accesso a sovvenzioni e finanziamenti

 

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